2 - Navigazione costiera con la brezza (aggiornamento figura e note)
Sembra il titolo altisonante di uno dei mille testi pubblicati da scrittori veri di cose di mare.
Vuole essere molto meno, ed è anche questo dedicato in particolare ai principianti.
Nel primo articolo è illustrata in sostanza – ma in tanto spazio – una cosa semplicissima:
“Pianifica i tuoi bordi a stringere” (1)
In questo “articolo 2” vorrei analizzare diversi modi di sfruttare la brezza durante un tratto di navigazione costiera.
Anche questa tutto sommato è ‘strategia’, perché sottende fattori come l’intensità dell’impegno nella navigazione, la opportunità di saper prevedere l’evoluzione diurna dei fattori di navigazione, in sostanza la godibilità della navigazione, magari non fine a se stessa ma anche dedicata al benessere e al divertimento dell'equipaggio.
Ciò che in particolare qui mi interessa è la variazione della direzione e dell’intensità del vento prevedibile durante la nostra navigazione.
Per non dilungarmi troppo, limiterò i casi trattati a quelli che troviamo in una giornata estiva, seguendo il normale fenomeno della brezza.
Il mio campo di applicazione ‘ben conosciuto’ è quello del Tirreno settentrionale e centrale. Ma coma al solito faccio appello a chi vorrà intervenire per correggermi o anche per segnalare differenti situazioni o diverse opportunità che ci si offrono anche in altri luoghi.
Le coste tirreniche sono dunque quelle che conosco meglio. Ma parlare solo di queste, come faccio qui, non è certamente esaustivo..
Un esempio facile: i laghi si comportano differentemente dal mare, ed ogni lago ha le sue peculiarità. Da queste osservazioni si potrebbe quindi dare il via ad interventi su altri fenomeni modello: sui laghi del nord (tutti?), sui laghi del centro, sulle coste adriatiche, o ioniche, e su alcuni fenomeni locali particolari quali ad es. la bora, o i venti tipici di alcuni laghi.
La brezzaPer riagganciarmi all’argomento del primo articolo, ripropongo di osservare cosa succede in una navigazione diurna in condizioni atmosferiche stabilmente ‘buone’; una normale giornata estiva, in assenza di nubi sul mare (2) e in assenza di previsioni di perturbazioni imminenti.
Il fenomeno brezza è descritto come l’alternanza locale di spostamenti di masse d’aria, nelle 24 ore:
- da mare a terra di giorno (brezza di mare);
- e da terra verso mare di notte (brezza di terra).
Come è noto a tutti, questi due moti convettivi sono causati dalle diverse temperature delle due masse d'aria sovrastanti terra e acqua, e contrapposte:
- durante il giorno la terra si scalda (e scalda l'aria che la sovrasta) più rapidamente dell’acqua del mare; conseguenza: l'aria relativamente più fredda che sovrasta il mare tende a spostarsi verso terra, dove l'aria più calda 'si è sollevata' ed ha lasciato una specie di vuoto (bassa pressione relativa)
- durante la notte la terra si raffredda più rapidamente del mare, che trattiene di più il calore accumulato col sole; La tendenza delle masse d'aria soprastanti è ovviamente inversa e simmetrica alla precedente.
Bisogna dire subito che la brezza è avvertibile entro una fascia più o meno limitata a cavallo su terra e mare; non chiedetemi quanto, sul mare si tratta spesso di 1-2 o comunque poche miglia. Il che spiega il perché dalla costa vediamo spesso barche anche notevoli che navigano al largo a motore; Non si tratta proprio sempre di pelandroni o di frettolosi; è che sono in calma di vento... mentre noi ci godiamo una bella brezza leggera, o al più 'fresca'.
Al largo, dunque, il fenomeno brezza si esaurisce. Il che significa tra l'altro che nelle traversate verso le isole maggiori o anche “per corda” di golfi molto ampi, a metà strada possiamo trovarci senza 'spinta' anche per lunghi tratti.
Ma da dove spira e/o spirerà la brezza?Il fenomeno non si traduce affatto in una inversione di direzione (nel senso di 'verso') del vento:
- di giorno: da mare (ancora ‘fresco’), perpendicolarmente alla costa (già ‘calda’);
- di notte: da terra (già ‘fresca’) verso mare (ancora ‘caldo’).
Nella pratica (e qui semplicemente, senza disturbare Mr. Coriolis), nelle 24 ore si verifica un ciclo variabile in intensità e in direzione, che mostra, grossomodo ma sempre (3):
- una calma di vento tra le 07-08 solari
- la ‘nascita’ della brezza di mare intorno alle 08-09
- la sua intensificazione fino alle 15-16
- il calo progressivo fino alle 18-19
- calma di vento intorno alle 19-21
- nascita della brezza di terra intorno alle 20-21
- intensificazione fino alle 03-04
- calo fino alle 06-07.
Non solo:
- la nascita della brezza di mare avviene secondo una direzione che non è affatto perpendicolare alla linea media di costa, ma sensibilmente spostata verso il settore da cui sorge il sole;
- con l’aumento dell’intensità, la brezza tende a ‘girare’ in senso orario, un po’ come se provenisse costantemente dal sole, che percorre il suo arco sopra l’orizzonte; questo ‘giro col sole si sviluppa grossomodo da SE a NW. Non a caso tutto il fenomeno si chiama quasi ovunque ‘vento girasole’;
- lo stesso, nello stesso verso orario, avviene nella notte con riferimento alla brezza di terra, con sviluppo tra le direzioni da NW a SE
Nel
pianificare e programmare la nostra navigazione costiera, dovremo spesso tener presente questo fenomeno e i suoi effetti sulle nostre attività e percorrenze in navigazione.
Ad esempio, partendo presto al mattino:
- potremo godere di brezza di terra ancora fresca e mare calmo per effetto (e non solo) della brezza di terra che ne ha livellato la superficie;
- la sconteremo poi quando avremo un calo di intensità, anche totale, che potremo però sfruttare per un bagno… (solo i peggiori e gli ex motoschifisti mettono motore..)
- con la brezza di mare dichiarata potremo riprendere la navigazione;
- per poi interromperla con maggiore o minore anticipo in relazione alle nostre (equipaggio) capacità e necessità: troppo fresca e impegnativa, la voglia di un altro bagnetto, semplicemente siamo arrivati…
- e/o eventualmente riprenderla al levarsi della brezza di terra, se siamo attrezzati per farlo, se ci va, se dobbiamo o vogliamo raggiungere una meta più lontana.
Vediamo soltanto i tre casi più semplici:
1. Un primo ‘modo’ di usare la brezza: lo si ha dunque navigando in un golfo o lungo una costa che faccia una curva molto ampia.
Se vi piace costeggiare letteralmente, si può iniziare la navigazione al mattino abbastanza presto, quando la brezza si fa sensibile (non proprio fanta-asmatica); ci si mette di bolina e con questa andatura si può seguitare per buona parte della mattinata con le mure a dritta, e uguale tensione di scotte, sfruttando il “girasole”, legando se volete la barra e tenendo soltanto un occhio aperto. Soltanto occasionalmente dovrete correggere le scotte, nel caso che il girasole sia più ‘veloce’ di voi e tenda sensibilmente a venire meno da prua.
Al lento, continuo girare della direzione di provenienza della brezza verso sud e poi verso ovest la barca segue la sua andatura e così facendo segue anche l’arco di costa corrispondente. Sembra quasi di avere un timone automatico!
Un buon esempio lo si trova nel tratto che va da Cala Galera a Capo Linaro, a sud di Civitavecchia, nella figura seguente, ma anche per tratti più brevi il fenomeno è addirittura preciso e la navigazione davvero ‘automatica’.
Allegato:
Brezza su ARGENTARIO-CIVITAV.JPG [ 40.17 KiB | Osservato 23007 volte ]
Nota alla figura: le frecce grandi indicano grossomodo la brezza 'al largo', che 'sente' la costa come rettilinea; le colorate indicano direzione e intensità (colore) dell'aria sotto costa.
Bisogna tener presente che quanto più ci si avvicina in costa:
- tanto più la brezza è intensa;
- tanto più tende a deviare verso destra, e nell'esempio tende quindi ad essere più perpendicolare alla costa.
2. Un altro caso può essere quello di una navigazione che prevede andata e ritorno lungo la costa, nel giro della mattinata:
- in Tirreno, all'andata è più agevole dirigersi verso sud-est (come nel caso precedente): il vento non sarà forte; all'inizio dovremo bolinare o forse bordeggiare, ma col passare delle ore girerà verso il largo e ci porterà lontano senza grande impegno, aumenterà forse un po'; non dovremmo avere troppe difficoltà a prender terra (onda ancora poco formata);
- al rientro, salvo qualche eventuale impegno maggiore per riprendere il mare (piccole onde già frangenti?), avremo probabilmente vento più intenso, ma di direzione tale da offrirci un'andatura portante, o almeno al traverso. Questo ci garantirà un rientro veloce, tanto da poter prevedere un tempo di percorrenza inferiore a quello dell'andata. Occhio, però: se tardiamo fidandoci della velocità maggiore al ritorno, potremmo trovarci di fronte all'ulteriore evoluzione ad ovest del vento, che ci costringerebbe ad una bolina, spesso impegnativa (e magari divertente!).
3. E allora, perché non prolungare la gita e prevedere di raggiungere un bel posticino dove sostare e mangiare a terra, per tornare nel pomeriggio-sera?
Questo terzo caso prevede, nel Tirreno, di iniziare la navigazione verso Nord-Ovest, al mattino, navigando dall’inizio con un’andatura di traverso o anche più larga (ma debole, noiosa, non confortevole); si potrà tornare al pomeriggio, quando il vento sarà aumentato di intensità ed avrà superato il traverso della costa; navigheremo sulle mure opposte ma ancora con andatura larga e con navigazione più veloce ed impegnativa, come nell’esempio subito sopra.
Come già accennato, sono soltanto esempi, più o meno generali o generalizzabili. Insisto sul fatto che sarebbe interessante poter accodare altri esempi relativi ad altre situazioni che altri autori si sentano di descrivere e, in qualche modo, di definire come generali e/o tipici dei luoghi.
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(1) Bordi ‘a stringere’ = non si riferisce qui all'angolo rispetto al vento; si riferisce alla progressiva diminuzione della lunghezza dei successivi bordi: per il primo, ad es., metà della percorrenza che ci porterebbe sulla lay line, per il secondo ¼ della stessa percorrenza, e così via; ogni coppia di bordi ci riporterà all'incirca sulla congiungente i due punti di partenza-arrivo (vedi l’articolo “Strategia di bordeggio – 1”).
(2) Generalmente vi sono invece “cumuli di bel tempo” sulle alture più prossime alla costa.
(3) Orari solari e molto approssimativi, dipendenti fortemente dalla natura e dall’ampiezza/profondità dei terreni (colture, boschi, macchie, acque interne, abitati, zone aride etc) e dalla distanza delle prime alture dalla costa.