Immaginatevi di uscire per assistere alla partenza di una regata Fuori Savona. Far scattare l’interruttore degli spinterogeni, schiacciare la leva che riempie la vaschetta del serbatoio, avviare il motore con la lunga manovella: infilata nel foro del cassero con la borchia di ottone. Perché se dobbiamo immaginarla, deve essere antica , autenticamente antica. Sul quadrante rotondo , nero, a numeri bianchi, con la lancetta a forma di freccia come gli orologi il contagiri, 800, 1000, la pressione dell’olio, quadrante in metallo cromato fissato all’interno della cornice in mogano verniciato, tutte le viti con il taglio rivolto nello stesso modo.. Alzare il portello sopra il motore e vedere i bilanceri muoversi, sentire l’odore dell’olio e dello scarico. Dare un giro al volantino dell’ingrassatore del premistoppa, fissato a paratia e collegato al motore con un tubo di rame reso flessibile alla fine da una guaina di gomma e metallo. Il timone in ottone fermato con un grosso dado cieco. Le panchette a doghe, l’aria dell’inverno fredda, riparata dalla tuga. La barca che rolla e avanza con delicatezza, sale sulle onde infilando la prua lucida di vernice, le leve morse accanto al posto di guida, la bussola nella chiesuola cromata. Il ponte di mogano bagnato dal mare. Il rumore scomposto del vecchio GM, che rimbomba nella cabina sottocoperta: con i divanetti coperti di velluto verde trapuntato. Alzare il paiolo di teak rigato di frassino: la sentina grigio militare, le costole dei madieri grosse ,i segni del fasciame. un poco d’acqua e il rumore della pigna che succhia a voto, il tubo scuro collegato alla pompa di sentina trascinata dalla cinghia del motore, sembra pulsare. L’abitudine al rumore del motore adesso ti fa sentire lo scrosciare dell’acqua attorno allo scafo………………..
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