Provo anch'io a dire la mia, facendo, però, prima, due doverose premesse: non ho ancora molta pratica sui cabinati e faccio l'infermiere in sala operatoria. Partiamo dalla prima: la mia esperienza velica si basa essenzialmente sulle derive (470 per tanti anni, e adesso X4, barchino simile al laser ma con un'abitabilità nettamente più comoda ( e per il volume che occupo non è cosa da poco). I campi erano l'isola d'elba da ragazzo e adesso l'invaso di bilancino, il trasimeno o il mare che va da viareggio a livorno ( a seconda che esca con il mio amico e il "ns" bisso oppure che esca con l'altro mio amico che ha la barca a bocca d'arno. Credo fortemente che, vista la tipologia di barca che usiamo, sia fortemente opportuno guardare prima le previsioni meteo e quindi, come è già stato detto, con tempo fortemente dubbio , soprattutto, con famiglia e bambini al seguito, valutare 100 volte il caso di uscire. Avere delle barche che abbiano la possibilità di ridurre tela e poterlo fare velocemente e agilmente; in caso si sia sorpresi dal fortunale non mi devo trovare a barca sbandata, a smadonnare per abbassare una vela, magari con moglie e figli che urlano per lo spavento ( eccellente espediente per ottenere il divorzio o, nel migliore dei casi, diventare un navigatore solitario); ovviamente la barca stessa dovrà essere dotata di un corredo di vele adeguato e in buon ordine, pronte a svolgere al meglio la loro opera. Sul fatto di legarsi o meno, di indossare salvagenti, modificati o meno, si passa alla seconda affermazione fatta all'inizio. Lavorando in sala operatoria, acquisisci, gioco forza, un tipo di mentalità diversa da quella che avevi quando ci sei entrato. Nel ns lavoro, i ns gesti quotidiani, dai più"semplici" a più complessi, devono essere [b]sempre[b]mossi da quelle che in medicina si chiamano"evidenze scientifiche"; questo per dire che non è possibile/ammissibile muoversi secondo la propria discrezionalità ma ogni atto deve essere sostenuto da studi che ne avvalorano e motivano la bontà e che preservano l'operatore e il paziente da errori (da quelli lievi a quelli più gravi). Tutto deve essere codificato, digerito e, soprattutto, applicato da ogni componente dell'equipe operatoria. Solo in questa maniera è possibile ridurre al minimo l'errore umano, sempre e comunque possibile. Tutto 'sto sproloquio per dire che possiamo parlarne all'infinito, adducendo le migliori "motivazioni plausibili" ma non si scappa da quelle che sono le "evidenze" in merito alla sicurezza in mare. C'è una bella scuola, non mi ricordo se a trieste o venezia, che fa corsi esclusivamente legati alla sicurezza in mare, lasciando ad altri di occuparsi di tutto il resto e basando i propri input su quello che dall'inghilterra (credo molto più avanti di noi in questo settore) viene proposto. Appena trovo i riferimenti, se interessano, pubblico il link e, perchè no, non provare a chiedere direttamente a loro cosa dicono 'ste benedette "evidenze". Certo di essere stato noioso e prolisso oltre misura, Ciao, Giovanni
_________________ "Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene"
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