E' di questo periodo la trasmissione IO VOLO ( p.s. Riciard Bach è tutta un'altra cosa: lui con i suoi racconti ti fa volare. Questi bho!

), quando, la sera arrivo a casa, accendo RAI-5 e sento parlare di alianti e volo a vela. Durante quei minuti nasce la voglia di attaccare la barca all'auto e dirigersi verso il lago. Ripetere il rituale del trasferimento dello scafo sul carrello di alaggio. Posare l'albero a terra, mettere in chiaro le sartie e le drizze, issare e fissare ogni punto, tesare, appoggiare i sacchi sulla coperta e spingere il Fireball fino al bagnasciuga.
Le temperature sono ancora troppo invernali e non me la sento di uscire in questo mese, ma se distolgolo sguardo dalla TV e ascolto i piloti degli alianti sento una forte simbiosi tra la mia barca e i loro aerei. Regolare le scotte e i carrelli, stendere la randa flettendo l'albero, tesando e lascando il vang. Prendere riferimanti e scegliere la rotta, scivolare sull'acqua, fare del corpo il contrappeso per l'equilibrio. Ricordo e mi sento come loro, ascolto senza invidia. Il Fireball, quando lo porti da solo, diventa molto particolare: gli basta poco per avere una stabilità precaria, la randa ha continua necessità di regolazione perchè lo scafo resti piatto sull'acqua. Un poco di grasso di troppo e si piega verso la scuffia. Il focco quando è ben settato crea un canale formidabile con la randa. la velocità diventa entusiasmante...........