Marinai di Terraferma

Per Natale a Bocca di Magra c’era il sole. Ad un’occhio inesperto il fiume appariva dormire l'usuale letargo invernale. Rive , e banchine deserte, poche barche in acqua. Oltre cancelli socchiusi barche sugli invasi, ordinate una accanto all’altra aspettano la bella stagione. Alla grande ansa del fiume ecco il vuoto, piloni solitari dove prima c’era il ponte, quel ponte tanto vituperato perché limitava l’accesso delle rive a monte, verso Sarzana e i grossi cantieri. E allora con un po’ di attenzione è facile leggere il passaggio furioso dell’acqua: strisce di fango segnano le anse della corrente che è passata. I campi coperti da un strato di terra scura livellata dal fiume da cui escono gli alberi e le vigne, qualche casale attorniato ancora dalle cose interne: trasformate in masserizia di cui disfarsi. Nei sottopassi stradali, in cemento, tra il terrapieno dell’autostrada e quello della provinciale è segnato il ricordo dell’acqua: una riga marrone chiaro puntellata di pezzetti di torba appena sotto la sommità del passaggio, quasi tre metri in alto. Ormai solo qualche barca abbandonata, disastrata, piegata su un fianco. Poche auto poca gente, nelle darsene: dopo la paura e l’angoscia gli avventori sembrano essersi allontanati quasi fossero disgustati. Un fatto che nessuno di loro voleva ammettere all’interno della propria esistenza…………………….. E così sarà questa prossima estate, impoverita dalle transazioni bancarie, resa più precaria dalle opposizioni delle agenzie assicurative, che saranno più reticenti ad assicurare le barche e gli ormeggi. Seduti sulle sedie dei bar, davanti alla colazione del mattino, rivendicheremo l'eccezionalità dell'accaduto, alzando le spalle misureremo l'arrivo del caldo…………….. noi siamo un popolo abituato alla instabilità dell’esistenza, alla precarietà della ricchezza, non avvezzi alla certezza che deriva dalle buone amministrazioni. Proprio queste abitudini faranno si che tutto resti com’è, e come è stato…………………………