Ciao Ragazzi, Mi sono letto tutti commenti d'un fiato, i casi come questo sono sempre interessanti e utili ai marinai come noi ... per lo meno per ricordarci quale brutta piega possano prendere certe situazioni. Fortunatamente questa circostanza si è conclusa bene: nessuno s'è fatto troppo male!
Alcune considerazioni basate sulla mia piccola esperienza di micropomista: le nostre barche in navigazione soffrono più l'onda che non il vento. Quest'estate abbiamo navigato con 30 Kn di vento + raffiche. Randa terzarolata, fiocco avvolto al 80%, motore acceso al minimo, tutti e 4 col salvagente, due cime tra prua e poppa come "life line", dotazioni di sicurezza (razzi, fumogeni ...) + VHF in bella vista in pozzetto. Certo non può dirsi un navigare rilassato (e mia moglie Arianna lo può testimoniare), però almeno sei preparato psicologicante all'imprevisto. Navigavamo sottocosta tra Pola e Rovigno. La costa non ci proteggeva dal vento che ululava come un dannato, ma almeno le onde erano basse e regolari, si navigava che era un piacere e la barca sebrava ferma come sul carrello. Ma appena ti allontanavi dalla costa o attraversavi una baia, oltre alle maggiori raffiche le onde diventavano alte e incrociate, richiedendo un impegno extra, non tanto per la sicurezza quanto per avanzare al meglio e garantire un minimo confort all'equipaggio. Nella situazione descritta e relativa a Scarabeo forse le sfighe si sono concatenate. Un potenziale acquirente che vuole acquistare la barca ha programmato l'incontro con il venditore da tempo. Il venditore magari vuole mostrare la barca nonostante le condizioni meteo. In acqua pensi più a mostrare il mezzo che non a condurlo con prudenza, apri tutte le vele per mostrarle all'acquirente. Magari anche il vestiario non è quello più adatto ad una uscita invernale solo per valutare la barca. E così, con le vele spiegate, arriva una raffica di troppo. Una strambata che colpisce qualcuno che finisce in acqua, la sorpresa che non ti aspetti, è questione di un attimo che però sarà ricordato come un tempo interminabile da chi l'ha vissuto. Tutti in acqua, qualcuno è ferito, la barca è coricata con le vele in acqua. Ti aggrappi alle vele e magari aiuti l'altro a fare altrettanto. L'albero affonda ancor di più, lo scafo fa 180*, la deriva rientra, il tambuccio aperto fa entrare litri di acqua nello scafo che ora ha una chiglia liquida di centinaia di chili. Magari l'albero è pure piantato sul fango del fondo. Vi assicuro che potrebbe capitare anche a me, non è solo questione di esperienza, è più questione di voler fare una cosa a tutti i costi, senza ascoltare il tuo grillo parlante.
I soccorsi giustamente si preoccupano delle persone e visto l'arrivo di qualche imbarcazione più grande liberano la zona appena recuperate le persone. Quando la marea è calante in laguna e soffia la bora, la corrente si scontra col vento e le onde diventano corte e cattive! Succede anche in mare davanti alle bocche di porto, vedi un fiume di schiuma e onde con confini ben definiti, è molto suggestivo. Mi è capitato di uscire in gommone per dare assistenza in quelle condizioni in laguna, non è facile nemmeno parlare con chi è con te, i frangenti entrano in barca, le manovre sono complicate ... se non sei un membro della guardia costiera australiana (uno di quelli che vedi sul canale Cielo o Sky per intenderci) pensi a portare a casa la pellaccia. Se aggiungi poi che non era estate, il gioco è fatto.
Circa il tema della deriva, sul Micropomo è zavorrata e pertanto è utile al raddrizzamento. Ma anche se sul Viko le cose sono diverse, avere la deriva che sporge è un buon appiglio per raddrizzare la barca! No bisogna poi sottovalutare cosa succede quando il tambuccio è aperto e l'interno della barca si riempie di acqua. Anche qui in caso di maltempo è buona norma chiudere ogni apertura della barca, anche se qualcuno rimane sottocoperta a vomitare. Anche il Micropomo è dichiarato inaffondabile, tuttavia ho legato sottocoperta, al "soffitto" di prua e dei loculi di poppa, un totale di 4 salsicciotti da alaggio gialli. Saranno da 75 litri l'uno, confido che in caso si scuffia o di falla sull'opera viva mi aiutino a mantenere la barca in posizione o comunque a non fargli fare 180 gradi, perché le camere stagne della barca sono sul fondo ... ed inevitabilmente se imbarco acqua daranno luogo ad una coppia contraria a quella della chiglia! Da ultimo l'ancora, secondo me è un "must" averla armata e pronta. Se la barca scuffia deve cadere in acqua, ma ancor più se si è in difficoltà in laguna o lungo la costa adriatica è la prima cosa da lanciare in acqua in caso di emergenza. Se fa presa sul fondo ti trovi prua al vento e non scarrocci. Se fila senza aggrapparsi al fondo, in ogni caso l'attrito con l'acqua ti aiuta a metterti prua al vento e ti rallenta. Più di qualcuno si ricorda al CVC di Mestre cosa succede quando viene un temporale, il vento soffia improvviso, hai tutte le vele spiegate, i barchini dei veneziani ti corrono intorno all'impazzata, provi a mettere in moto il motore e non parte ... L'ancora ti permette di uscire quasi sempre da queste situazioni imbarazzanti!
Scusate se ho detto troppo ... Ma ero in arretrato di post .
_________________ Luca Gaia - COMET 850 Lago d'Iseo - Circolo Velico Sarnico
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