Francesco ha scritto:
I paesi di origine sono molto diversi e la storia anche, penso che sia superficiale ed ingiusto prendere posizioni nette senza tenere presente questi aspetti.
Per quanto riguarda l'Italia sarà meglio lasciar perdere, ma Jocondor, la colpa è di tutti, nessuno escluso.
Eh no, eh!
Questa non te la lascio passare. La colpa di cosa? Precisiamo, prego.
Se tutti sono colpevoli, allora nessuno può scagliare la pietra, nessuno ha diritto di critica e tutto deve rimanere come è.
E' una affermazione che ritroviamo come prassi costante: quando Putin osa intervenire a favore di Assange, rinfacciando agli occidentali la caccia all'uomo, in realtà intende rivendicare il suo "diritto", chiamiamolo così, a liquidare gli oppositori, fisicamente (Politkowskaja) oppure con la galera (Yukon); ma parla e si muove esattamente secondo questa (spero non tua) logica, che definisco ricattatoria. "Tu mi accusi; ma io, invece di discolparmi e di dire "non è vero", dico: è vero, ma tu non sei migliore di me". E' la logica di Craxi, in parlamento, ai tempi di Mani pulite, e di certi giornalacci di oggi.
Esattamente come sta facendo adesso la "comunità internazionale" contro il povero Assange, che viene accusato di non si sa bene quale stupro, ma che in realtà viene colpito per aver osato affermare il diritto (liberale, se vogliamo) alla informazione, prima ancora che alla critica. E prestamente le si accoda, fra i primi, il nostro "liberale" ministro Frattini.
Invece io mi permetto il lusso di dire che non mi sento affatto colpevole: sbagli ne ho fatti, certo, perchè sbagliare è dell'uomo; ma ho sempre agito in buona fede, e cioè non cercando di affermare il mio interesse personale a scapito di altri interessi legittimi, e cioè confidando nelle procedure, nelle leggi, nelle graduatorie, negli arbitri.
E siccome perciò sono stato sempre "mazziato", proprio per questo mi permetto, anzi mi arrogo, il diritto di dire: in galera! a chiunque si ponga al di sopra della legge e cioè degli altri. Il quale naturalmente se ne sbatte delle mie invettive e continua come prima ed anche peggio; ma almeno io mi sento migliore di lui. Magra consolazione, se vuoi, ma questa sola mi rimane.
Io non sono uguale a lui: io sono migliore, e se "ci sarà pure un Giudice, a Berlino", prima o poi potrò dire a quel tale "in galera" e lo farò dall'alto della mia superiorità morale.
Io non sono ricattabile; il mio silenzio al limite si può coartare, ma non si può comprare, o barattare.
