Paddy ha scritto:
Jocondor ha scritto:
bene, sono lieto di vedere partecipazione al mio topic.
Paddy, ma quando mai abbiamo avuto certezze politiche in Italia? La stabilità politica è roba di altri paesi, non ne ricordo affatto, io, se non come scudo di affari ed affarismi poi venuti alla luce nei tribunali della repubblica.
Quindi mi associo alla protesta, che vede affiancati tra l'altro i ricercatori, i professori (anche quelli di liceo) e gli studenti.
Ahimè, non servirà perchè "contro la forza ragion non vale", ma non si può impedire ai giovani di credere e di lottare per il loro futuro.
Hai assolutamente ragione, io avrei atteso, ma d'altro canto incertezza e cambiamento non sono argomenti plausibili con il nostro sistema politico.
I giovani devono lottare e manifestare, fa parte della giusta formazione. Quel che mi peplime, da attivista negli anni della scuola, è la mancanza formazione di idee più che di informazione. L'informazione è necessariamente di parte e per questo sostengo che per formarsi un'idea non bisogna ascoltare solo la propria "fazione", anzi, possibilmente andrebbe sentita solo la parte "avversa".
Giustissime anche le tue affermazioni in materia di investimenti e gestione della cosa pubblica, vorrei però limitarmi in questo momento ad una discussione sull'istruzione, potremo poi "accapigliarci"

sul resto dell'operato di questo governo.
In ufficio ho la Repubblica e su questa mi sono "informato". Come ho scritto in precedenza avevo solo sentito l'intervista al ministro su youtube.
Il quotidiano pone sostanzialmente l'accento su alcuni problemi fondamentali e da risolvere causa, a loro dire, da un lato dei problemi dell'università e dall'altro di questa riforma (discorso poco chiaro). Il problema è ovviamente la riduzione dei fondi alle università.
Attenzione però la Repubblica non dice che questo sia il problema. Anzi. Perfino nell'intervista ad un rettore si evidenzia la necessità di dare maggior potere ai rettori e di eliminare gli sprechi.
Riassumendo i punti fondamentali del disegno di legge sembra che siano tutti d'accordo nel sostenerne le linee essenziali.
- Maggior controllo da parte dei rettori, dei Senati e dei CDA (ove presenti),
- mandato dei rettori limitato a 6 anni (non dice se rinnovabili)
- meritocrazia dei docenti con valutazione degli stessi da parte degli studenti,
- obbligo di presenza dei docenti in aula e determinazione del monte ore di lezione obbligatoria da parte degli stessi,
- diritto allo studio:
il taglio delle borse di studio è pari al 95% il ministro si è impegnato a trovare almeno 100 millioni, se siano tanti o pochi non lo dice.
- interventi per favorire l'ingresso di giovani studiosi (non dice quali)
Le note "dolenti" (a dire del rettore di Firenze):
- riduzione degli atenei (95) con conseguente, a loro dire, aumento della percentuale di laureati (percentuale oggi inferiore a quella del cile)
- riduzione dei corsi di laurea 5500 in Italia 2400 la media europea, 37 con un solo studente, 370 con 15 studenti
- verifica dei corsi di laurea, con chiusura di quelli con meno utilità oggettiva: "Scienze dell'allevamento e del benessere del cane e gatto"
Io non sarei andato in manifestazione. Chiedere oggi di non ridurre i finanziamenti sa troppo di luogo cumune, meglio una necessaria riduzione appoggiata da nuove regole con le quali far fruttare al meglio ciò che rimane piuttosto che fermarsi e aspettare che tutto crolli.
Paddy, il punto è che a parlare sono buoni tutti, ma i fatti sono ostinati.
I governi di destra della Merkel e di Sarkozy tagliano tutto, meno che l'istruzione; perchè sanno che questo equivale a tagliare il ramo su cui siamo seduti tutti noi.
Quanto alla meritocrazia (parola di moda ma orribile, perchè crazia vuol dire governo, e nella scuola-ricerca non c'entra proprio niente, semmai sarebbe giusto dire "premio al merito"); comunque non ti suona strana questa parola, in bocca ad una giovane ministra belloccia che sta in quel posto non per meriti pregressi (chi la conosceva?) ma per investitura del tiranno di Arcore, investitura "favorita" da una certa disponibilità personale, come ci siamo abituati a vedere anche in altri casi?
E non ti pare ancora più una parola fuori posto, in bocca ad una che, per sua stessa ammissione, è andata a dare l'esame di stato in Calabria , lei "leghista di Varese" perchè colà era più facile superarlo?
Di quali meriti stiamo parlando?
La riduzione dei corsi di laurea sarebbe una cosa assolutamente da fare, dopo l'insulsa proliferazione precedente, (da Luigi Berlinguer in poi); ma dolersi del basso numero di laureati in italia è sfacciatamente ipocrita, perchè proviene da quelle forze politiche (e cioè tutte) che, in ossequio ai dettami della Confindustria, prima hanno introdotto la laurea breve, inutile e vergognosa brutta copia, e poi hanno sempre sputato addosso al valore della laurea; perchè sono coloro che pagano un laureato MENO di un operaio qualificato; e che nel frattempo votano in parlamento una legge-scudo a difesa dei grossi interessi professionali (in questo momento ad esempio si sta discutendo della "professione forense") e taglia fuori i giovani laureati condannandoli alla precarietà eterna (in questo momento succede anche gli avvocati).
La verità è che di laureati in Italia ce ne sono troppi: troppi per un paese che avendo una struttura industriale naniforme, non ha bisogno di quadri e di dirigenti, tra il proprietario e gli impiegati-operai; anzi, avendo una struttura industriale in via di smantellamento rapido, per aver voluto assumere una "vocazione" unicamente commerciale su prodotti fatti altrove, proprio come il cile, non ha bisogno di tecnici o di fisici o di ingegneri, (cioè di alta tecnologia) e li manda via, all'estero, rassegnandosi alla sua propria subalternità sul piano tecnico-tecnologico.
Il piano gelmini è conforme a questo disegno: delinea un sistema scolastico per pochi, pregiato e soprattutto privato, e scuole dequalificate per tutti gli altri.
E perciò è giusto lottare. Ed è anche morale e pedagogico. E' proprio dei cittadini; non dei sudditi.