Marinai di Terraferma

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 Oggetto del messaggio: Ricchezza e povertà
MessaggioInviato: 21/12/2010, 11:58 
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Scusate lo sfogo: http://marinaiditerraferma.blogspot.com ... verta.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Ricchezza e povertà
MessaggioInviato: 21/12/2010, 18:05 
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Dàlle e dàlle.....
se scpezza anghe o metàlle..... ;) :D


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 Oggetto del messaggio: Re: Ricchezza e povertà
MessaggioInviato: 22/12/2010, 9:27 
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Siamo nel “libero” mercato :D :D :D :D
Dove ogni imprenditore ha il diritto di produrre la merce che vuole immettere nel mercato
Ogni imprenditore ha il diritto di reperire le risorse a il prezzo migliore che trova nel mercato
compresa la “forza lavoro”, l’unico obbiettivo nella economia attuale non è produrre un mondo
senza povertà e miseria pur avendone ormai le potenzialità , ma far salire il PIL, o ancora peggio o far salire la finanza individuale... ma questo lo si fa sottobanco. ;)


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 Oggetto del messaggio: Re: Ricchezza e povertà
MessaggioInviato: 22/12/2010, 10:22 
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Cito da Repubblica di oggi:

"Va dritto allo scopo La malattia dell'Occidente (Laterza), il nuovo saggio di Marco Panara, in libreria da qualche settimana e già alla seconda edizione, che indaga intorno al malessere diffuso nei paesi industrializzati a causa dell'impoverimento di operai e impiegati e indica nel crollo del concetto di lavoro come obiettivo centrale e rassicurante, il cuore dell'attuale stato di crisi. Scandaglia Panara il percorso che ha portato alla situazione che è ormai sotto gli occhi di tutti e analizza le motivazioni del perché, in Occidente, "il lavoro non vale più".

Che cosa era per noi il lavoro e qual è il metro con cui oggi lo consideriamo? Sostiene Panara che il fattore umano, insidiato dalla tecnologia e dalla globalizzazione, è evidentemente in declino e che, di conseguenza, il reddito di interi gruppi sociali, è andato in caduta libera, con la quota destinata al lavoro calata nei paesi industrializzati di ben 5 punti. Di qui la perdita del valore del lavoro, non solo in termini economici, ma anche (e soprattutto) del suo appeal morale e sociale.

Ma, poiché tra lavoro e democrazia c'è un rapporto che sta al di sopra dei contingenti mutamenti economici e di costume, ricostruire questo irrinunciabile legame diventa il grande obiettivo del futuro. Restituire al lavoro la dignità sociale e culturale, come anche la nostra Costituzione gli attribuisce, va oltre il riconoscimento del suo valore economico e di sopravvivenza, che pure costituisce il motivo per cui i giovani tuttora aspirano a un'occupazione remunerativa e non temporanea. Ed è questa l'unica via d'uscita per una classe politica che, nei tempi attuali, dovrebbe vedere nella rifondazione del valore sociale del lavoro, il progetto più moderno e più urgente da realizzare.

Tutti vogliono un lavoro, eppure il suo valore è in declino. Che cosa succede in Occidente?
"La tecnologia e la globalizzazione hanno cambiato le carte in tavola: la tecnologia distrugge il lavoro - molte cose che prima dovevano essere fatte dall'uomo ora possono farle le macchine - e l'apertura di tutti i confini ha messo in competizione un miliardo e mezzo di lavoratori poco pagati e senza diritti dei paesi emergenti, con 500 milioni di lavoratori ben pagati e tutelati dei paesi industrializzati. L'esito di tutto ciò è che in Occidente, da 25 anni a questa parte, diminuiscono i lavori operai e impiegatizi, quelli che assicurano redditi medi, distrutti appunto dalla tecnologia e dalla globalizzazione e aumentano i lavori più poveri. Con la conseguenza che la quota della ricchezza prodotta che va al lavoro diminuisce e quella che va al capitale invece aumenta. L'esperienza di ciascuno di noi è piena di testimonianze in questo senso, intere categorie hanno visto diminuire progressivamente il loro reddito e il loro prestigio sociale, mentre siamo letteralmente circondati da persone anche qualificate che lavorano con remunerazioni molto basse o con tutele basse o inesistenti: è anche questo il modo in cui il lavoro si impoverisce".

Il lavoro era un valore sociale sicuro per i ragazzi del boom, che cosa è per i giovani oggi?
"Il valore economico e quello sociale del lavoro vanno di pari passo. Tra gli anni '50 e gli '80 del secolo scorso c'è stata l'epoca d'oro del lavoro, le economie dei paesi industrializzati crescevano e il lavoro conquistava reddito e diritti. Il lavoro era lo strumento per realizzare le proprie aspirazioni, esprimere il proprio ruolo nella società, creare un futuro migliore per sé e per i propri figli. Poi è cominciato il declino, lento ma costante. Perdendo valore economico, il lavoro ha perso anche valore sociale, culturale, politico aprendo lo spazio ad una visione più individualistica e frammentata della società. E l'impressione è che i giovani il lavoro lo desiderino, per conquistare la loro indipendenza e avviare un progetto di vita, ma non ci credano troppo, non riescano ad affidargli quelle aspettative che una generazione fa erano realistiche e oggi lo sono invece molto meno.

Qual è la sfida dei nostri giorni?
"La più affascinante che si possa affrontare: ridare valore economico, sociale, culturale, politico al lavoro. Non è una questione di ruolo del sindacato e di rapporto tra lavoro e capitale in senso classico. E' una cosa più sostanziale, dobbiamo creare lavori che valgano intrinsecamente di più e formare persone in grado di farli. Se il lavoro ha una sua forza economica crescente trascina con se tutto il resto, migliora l'equilibrio della società diminuendo le disuguaglianze che invece il declino del valore del lavoro ha accentuato, rende più solida la democrazia. più sostenibile lo sviluppo dell'economia. Questo è il solo vero antidoto al declino, la cui ombra da un po' ci accompagna".

Marco Pamara
La Malattia dell'Occidente
Laterza
pag 150, euro 16


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 Oggetto del messaggio: Re: Ricchezza e povertà
MessaggioInviato: 22/12/2010, 11:34 
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Iscritto il: 05/11/2009, 17:02
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Tutte cose che condivido al 100% e vissute in prima persona, per me il lavoro ha perso totalmente di significato e di importanza. Vent'anni di lavoro, creato dal niente annientato in una settimana da personalità perverse e malate, di cosa? di ricchezza, di possesso, di potere? Non so. Finché l'ho fatto sono andato al lavoro contento , mi alzavo la mattina felice di lavorare e tornavo a casa la sera stanco ma soddisfatto. Ho fatto il just in time, il quality assurance, il total manufacturing management, tutto quello che c'era da fare nella moderna industrializzazione. Ora non farei più niente di tutto questo, potessi tornare indietro forse farei un corso di vela a Caprera e via a fare l'istruttore in giro per il mondo. Ma ormai non sono più in tempo per fare niente.
Ho investito benino e vivo con quello che ho guadagnato, quello che mi hanno lasciato i genitori e lo stipendio di mia moglie, scrivo quello che mi pare e vado in barca a vela.
A lavorare per certa gente non ci tornerei mai, piuttosto andrei ad abitare in una roulotte.


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 Oggetto del messaggio: Re: Ricchezza e povertà
MessaggioInviato: 22/12/2010, 12:10 
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Iscritto il: 15/11/2009, 15:44
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Questi (Marchionne e Sacconi) stanno manovrando per abolire di fatto lo statuto dei lavoratori ed il contratto nazionale di lavoro. Cioè come recita l'articolo di repubblica: meno soldi e meno tutele.
La porca verità è che già oggi fare il lavoratore dipendente non conviene più. Si guadagna come un dipendente, e cioè poco rispetto al costo della vita, ma in compenso ti romponi i c.. come se il proprietario della ditta.

Alla fine ci troveremo con una struttura sociale fatta solo di "professionisti", cioè individui che si confrontano con società, e non di rado multinazionali: potere contrattuale = zero.

Gli altri faranno attività in proprio, come "piccolissimi imprenditori" con il risultato che la competizione reciproca farà costare i loro prodotti, beni o servizi che siano, pochissimo, quindi con margini ridicoli; mentre i beni prodotti dai grandi gruppi, (in primis i boiardi di stato: ferrovia, energia, gas, acqua) e poi elettronica, scuola privata, automobile, barca, etc saranno inavvicinabili non ai "poveri" ma a tutti, tranne pochi. La classe media scompare.

Problemi soprattutto dei nostri figli, ahimè: fanno bene a rivoltarsi adesso, finchè possono....


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 Oggetto del messaggio: Re: Ricchezza e povertà
MessaggioInviato: 22/12/2010, 12:30 
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Iscritto il: 17/11/2009, 11:30
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Jocondor ha scritto:
La porca verità è che già oggi fare il lavoratore dipendente non conviene più. Si guadagna come un dipendente, e cioè poco rispetto al costo della vita, ma in compenso ti romponi i c.. come se il proprietario della ditta.


Non per essere polemico, ma credi che un titolare di un'azienda piccola, sia in condizioni diverse da quelle di un dipendente? Tra investimenti stratosferici (almeno nel mio settore), concorrenza (spesso sleale), margini di conseguenza ridotti all'osso e difficoltà a incassare i compensi dovuti, insieme ad un calo del lavoro mai visto prima, forse la nostra condizione non è poi così rosea anzi... :(

_________________
Lorenzo


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 Oggetto del messaggio: Re: Ricchezza e povertà
MessaggioInviato: 22/12/2010, 12:36 
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Iscritto il: 17/11/2009, 19:23
Messaggi: 305
Condivido quasi tutto del messaggio lanciato da JC
Mi lasciano perplesso alcune considerazioni….
Ne cito una : “ .. La porca verità è che già oggi fare il lavoratore dipendente non conviene più. Si guadagna come un dipendente “
Questa è illusione, quando uno ha fame nel vero senso della parola non sceglie . fa !!!
Imprenditore, dipendente, ladro …. L’importante è soddisfare i bisogni vitali che nell’antica Roma erano garantiti agli schiavi (costavano) in quanto proprietà, ora siamo nella “libertà” non siamo di nessuno perciò o ti procuri i mezzi di sussistenza o muori di stenti. Questa è la realtà di tutti i giorni nel nostro mondo democratico. :twisted: :twisted: :twisted:


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 Oggetto del messaggio: Re: Ricchezza e povertà
MessaggioInviato: 22/12/2010, 12:37 
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Iscritto il: 05/11/2009, 17:02
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Negli ultimi cinque anni in cui ho fatto il professionista facevo offerte a 10 (equivalenti a 25€/ora lorde) e me ne ritrovavo fatte a 2, ma non da sciagurati qualsiasi, ma da studi professionali con tanto di stuole di ingegneri (sottopagati e precari immagino). Ho lavorato anche per una multinazionale e ho visto la mentalità, i dirigenti durano due anni e li mandano altrove a far carriera, dopodiché nell'azienda tutto azzerato, si ricomincia da capo, chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto, niente storia, niente di niente ... da far accapponare la pelle.
Un conoscente ingegnere, che ora passa il tempo a vendere libri come volontario alle paoline e ad assistere il figlio nella sua ferramenta, mi diceva sempre che suo fratello che viveva in America, a suo tempo, aveva vissuto le stesse esperienze: da un giorno a quell'altro ti trovi con lo scatolone fuori della porta senza sapere né perché né percome. Ci siamo arrivati anche noi ed è sotto gli occhi di tutti cosa significa vivere così, sull'orlo del precipizio.


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 Oggetto del messaggio: Re: Ricchezza e povertà
MessaggioInviato: 22/12/2010, 15:37 
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Iscritto il: 15/11/2009, 15:44
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Lorenzo ha scritto:
Jocondor ha scritto:
La porca verità è che già oggi fare il lavoratore dipendente non conviene più. Si guadagna come un dipendente, e cioè poco rispetto al costo della vita, ma in compenso ti romponi i c.. come se il proprietario della ditta.


Non per essere polemico, ma credi che un titolare di un'azienda piccola, sia in condizioni diverse da quelle di un dipendente? Tra investimenti stratosferici (almeno nel mio settore), concorrenza (spesso sleale), margini di conseguenza ridotti all'osso e difficoltà a incassare i compensi dovuti, insieme ad un calo del lavoro mai visto prima, forse la nostra condizione non è poi così rosea anzi... :(


Leggi bene la mia, Lorenzo, e vedrai che siamo daccordo anche su questo:
Cita:
Gli altri faranno attività in proprio come "piccolissimi imprenditori" con il risultato che la competizione reciproca farà costare i loro prodotti, beni o servizi che siano, pochissimo, quindi con margini ridicoli
:cry:


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