Io invece considero una ipocrita porcheria la nostra condotta nel Mediterraneo (di Italia ed Europa).
Di più, la considero una arma usata lucidamente dalle classi dirigenti dei nostri paesi contro i popoli.
I loro popoli, cioè noi, e gli africani-mediorientali.
A gara Francia, USA, Gran Bretagna, Italia, ed altri, nel fornire: armi; mercenari; supporto aereo e logistico; bombardamenti più o meno chirurgici; spionaggio dai satelliti; cecchini e truppe di elite; e poi soldi (travestiti da riscatti); e simpatie e volontariato di cooperanti per le rivoluzioni e le primavere, immancabilmente seguite da colpi di stato e guerre civili; e via di questo passo.
Si sono distrutte economie, certo povere, ma comunque di paesi interi (Somalia; Sudan; Egitto; Tunisia; Iraq; Siria; Libia; Chad) per fare posto ad interessi mai chiari, ma che certamente mai sono quelli di quei popoli che ci abitano.
(E prima: Croazia; Bosnia; Serbia; Albania; Moldavia; Romania; Bulgaria; ed ora: Ucraina; Grecia).
Poi questi spinti dalla disperazione si buttano a mare, o dentro i camion, e noi li ripeschiamo.
Così dopo il business delle armi e del petrolio, c'è quello della carità.
Li ripeschiamo, li vestiamo, li curiamo e ci sentiamo buoni e virtuosi e la chiesa ci benedice, e ci approva la politica di livello nazionale; poi li sbarchiamo e li sistemiamo in luridi campi di "accoglienza", e li lasciamo lì, a frollare, alle prese con la ottusa burocrazia e con l'ostilità, motivata e comprensibile, dei residenti autoctoni, (mai i profughi vengono sistemati ai Parioli, e sempre invece nelle borgate).
Finché questi non si dileguano, e si mimetizzano nel sottobosco; pronti a fornire manovalanza a basso costo, tanto alle malavita, quanto al lavoro nero, nell'agricoltura (pomodori, frutta), nel commercio spicciolo (ambulanti) nella piccola industria (maglieria, fonderia) nei servizi (le badanti).
Si prepara così il terzo business: una massa enorme di concorrenti a basso costo agli "ipergarantiti" lavoratori italiani; i quali anno dopo anno perdono, sotto ricatto, il loro potere di acquisto; retribuzione, pensioni, diritti, garanzie, ed infine il lavoro.
Chi denuncia questo stato di fatto è prontamente etichettato di razzista-xenofobo-complottista.
Chi si autoapprova per i salvataggi invece è altruista, politicamente corretto, solidale.
E giù di convegni e vertici, e acqua minerale, e motovedette; e avanti con le interviste ai pescatori-salvatori, poi ai sindaci indignati, poi ai cittadini esasperati, poi ai rifugiati magari prezzolati dai giornalisti, poi alle santanchè,
e poi da capo.
Il tempo passa ed i due gruppi continuano a scornarsi tra di loro nei talkshow, e nei webforum, ma la situazione non cambia affatto, e delle cause profonde di questi fenomeni semplicemente non si parla. Il falso pietismo dei media si contrappone alla rozzezza degli "xenofobi" e tutto ricomincia da capo al prossimo arrivo di barconi.
Così da 20 anni.
