Ieri durante l'ultima prova del campionato invernale di Belgirate qualcuno ha inavvertitamente schiacciato il bottone del vento.
Dopo un inizio con condizioni classiche, vento inesistente e nebbia persistente il primo è arrivato: prepotente, catabatico e rafficato. Le classiche condizioni dei laghi alpini.
Il vento da nord è un vento impetuoso che arriva non senza preavviso, ma che nasconde oltre a raffiche che possono raddoppiarne l'intensità, anche una componente più subdola per cui non basta essere molto attenti alle scotte. Il Favonio, come la bora per gli amici orientali, è un vento catabatico, ha in pratica una componente orizzontale, ma anche una verticale. Un amico mestrino una volta mi spiegava che la bora si muove con il "passo del leopardo" provate ad immaginare il passo di un felino: in genere strofina il dorso della zampa quindi la solleva e la appoggia. Così fa il phoen: strofina, accelera, schiaccia.
Durante la raffica siamo abituati a lascare, va benissimo, ma se dopo la raffica ci troviamo come plausibile sdraiati le vele sventate verranno comunque raggiunte dal vento in discesa che potrà spingere con forza su un sistema già in equilibrio precario.
Per questo i maestri della tramontana alpina solitamente sono al bar da tempo, mentre gli esperti sono solitamente molto sottoinvelati e gli atleti temerari usano orzare più che lascare nelle raffiche per mantenere la barca più dritta possibile pronta alla raffica discendente.
Purtroppo quando i numeri diventano importanti tutte le categorie si ritrovano insieme, ieri su 69 partenti alla regata solo 15 hanno concluso e, purtroppo una barca ha dovuto cedere rovesciata e affondata. L'equipaggio è stato tratto in salvo con tempestività dall'ottima organizzazione quindi soccorso dal 118 e giudicato in buone condizioni.
E così sul fondo a Beliate di barche che conosco ce ne sono due.