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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: SOLARE TERMODINAMICO (ma non a bordo..)
MessaggioInviato: 29/11/2009, 18:09 
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Iscritto il: 15/11/2009, 16:44
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Rubbia: "L'errore nucleare
Il futuro è nel sole.
Si parla del solare termodinamico:
Degli specchi parabolici concentrano la luce diretta del sole su un tubo ricevitore. Dentro il tubo scorre un fluido (detto fluido termovettore perché adatto a trasportare calore), che assorbe l'energia e la trasporta in un serbatoio di accumulo, necessario se si vuole supplire ai momenti di scarsa o nulla insolazione (come la notte). In ogni caso, con le attuali tecnologie, è necessario il sostegno di una fonte non rinnovabile per garantire il continuo funzionamento della turbina nelle ore notturne o di mancanza di sole. L'accumulo è in contatto termico con uno scambiatore di calore, che attraverso una caldaia genera vapore; questo viene utilizzato per muovere delle turbine collegate a degli alternatori per produrre corrente elettrica. Il fluido termovettore può essere 'olio diatermico' (centrali di 1° generazione) oppure, secondo gli ultimi sviluppi di questi anni, una miscela di sali che fondono alle temperature di esercizio della centrale e per questo detti 'sali fusi' (centrali di 2° generazione). Una volta 'catturata' l'energia del sole (sorgente) il processo di produzione ovvero conversione in energia elettrica è quindi del tutto analogo, se non identico, a quanto avviene in una comune centrale termoelettrica.

Nel Mondo
Questa tipologia di centrali è utilizzata da anni negli Stati Uniti. Il Solar-1 fu un progetto pilota, costruito nel deserto del Mojave, a est di Barstow in California. Solar-1 fu completato nel 1981, e fu operativo dal 1982 sino al 1986. Fu distrutto da un incendio che mandò a fuoco l'olio su cui i raggi del sole venivano concentrati. Seguì un Solar-2 sempre in California. Dal 1985, il cosiddetto SEGS è operativo in California; è costituito da 9 impianti per una capacità totale di 350 MW. Un nuovo impianto è il Nevada Solar One, con una capacità di 64 MW.

Negli ultimi anni in Spagna si sono autorizzate la costruzione di alcune centrali di questo tipo. Andasol 1 è stata da poco ultimata e sono in costruzione due centrali gemelle Andasol 2 e Andasol 3, tutte con una capacità di 50 MW.

In Italia.....
Nel 2005, Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica, lasciò la presidenza dell'ENEA, in un periodo di contrasti con quanti non erano disposti a finanziare il solare termodinamico a concentrazione

Nel dicembre 2007, il governo italiano ha approvato un piano industriale per costruire dieci centrali da 50 MW nel sud Italia.
Nell'aprile 2008, il secondo Governo Prodi ha ricevuto il parere favorevole della Conferenza Stato-Regioni per avviare questa tecnologia anche in Italia.

Nel progetto Archimede dell'ENEA, sviluppato in collaborazione con l'ENEL e fortemente sponsorizzato dal premio Nobel Carlo Rubbia[3], come fluido termovettore venne usato una miscela di sali fusi (60% di nitrato di sodio e 40% di nitrato di potassio) che permette un accumulo in grandi serbatoi di calore e una temperatura di esercizio molto elevata (fino a 550 °C) aumentando l'efficienza dell'impianto. [4]. Per inciso, l'uso di sali fusi come fluido di scambio termico compare anche nel progetto di nuovi sistemi che condividono la necessità di liquidi di conduzione ad alta temperatura come i reattori a fissione di IV Generazione ed i reattori nucleari a fusione .[5].

Nel luglio 2009 il Senato Italiano ha approvato una mozione decisamente critica riguardo al solare termodinamico, ritenuta una fonte non completamente ecologica in quanto necessita di essere combinata a fonti non rinnovabili che ne garantiscano il funzionamento anche in assenza di sole, e poco efficiente sotto diversi punti di vista anche in confronto con la nuova politica di rilancio del nucleare.[6] Lo stesso presidente dell'ENEA Luigi Paganetto ha dichiarato "Ritengo singolare che questo accada, perché sul solare termodinamico siamo leader del mondo"[7].

Vantaggi e svantaggi
Secondo il già citato fisico italiano Carlo Rubbia un ipotetico quadrato di specchi di 40mila km² (200km per ogni lato) basterebbe per sostituire in toto tutta l'energia derivata dal petrolio prodotta oggi nel mondo, mentre per alimentare un terzo dell'Italia basterebbe un'area equivalente a 15 centrali nucleari: vasta, in pratica, quanto il Grande Raccordo Anulare[8].

Il vantaggio riscontrabile nell'immediato rispetto ad un tradizionale impianto fotovoltaico consiste in una produzione di energia ininterrotta, causa lo sfruttamento indiretto dell'energia solare anche di notte o in caso di cattivo tempo fino ad alcuni giorni grazie al sistema di accumulo del fluido termovettore e all'alta temperatura raggiungibile dai sali fusi (circa 550 °C). Il problema della disponibilità dello spazio potrà essere superato costruendo gli impianti solari nel Sud Italia, che dispone di molte zone utilizzabili, come testimoniano i progetti già avviati.

Seguendo questa linea si è pensato anche alla costruzione di mega centrali solari-termodinamiche nel Nord Africa, in seguito ad accordi internazionali con Libia e Marocco, làddove la disponibilità di spazio (deserto) e condizioni climatiche relative all'insolazione media annua del tutto ottimali creerebbero situazioni particolarmente favorevoli alla produzione su vasta scala di energia elettrica: sembra che tale soluzione, unita alla realizzazione di reti di distribuzione elettrica a 'corrente continua' ovvero a bassa perdita, possa arrivare a soddisfare anche l'intero fabbisogno energetico europeo.

Per il momento il 'costo per kilowattora' dell'energia prodotta con tale tecnologia non sembra inferiore a quello di altre fonti energetiche classiche come i combustibili fossili (anzi in talune analisi sembra addirittura superiore), tuttavia si ritiene che i costi scenderebbero sensibilmente una volta avviata una produzione di massa di questi sistemi ovvero con quella che si chiama economia di scala


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